Sulla questione migranti sono inutili i moralismi e altrettanto vani
gli allarmismi. La fuga da guerre, sottosviluppo oppure la semplice aspirazione
a una vita migliore non si cancellano con un abbraccio o un paio di manette.
Un fatto è certo. Non si può sottovalutare l’impatto culturale ed
economico che l’arrivo di centinaia di migliaia di persone (qualcuno parla di
qualche milione) può avere sulla nostra società. E non è detto che i valori
dell’occidente, dalle radici cristiane all’illuminismo, reggano a questo
cambiamento.
Per quanto riguarda l’economia c’è poi una stridente contraddizione. Quando
qualcuno scrive che gli immigrati sono utili come forza lavoro intellettuale e
materiale ci convince poco.
Come si conciliano queste affermazioni col fatto che in molti paesi
europei, compresa l’Italia, persiste il dramma della disoccupazione e della
sotto occupazione? Per i nostri non c’è
lavoro per gli altri si? Come funziona?
Non si può inoltre sorvolare sui problemi di ordine pubblico e
sicurezza derivante dall’arrivo di tantissime persone che non hanno nemmeno le
scarpe per camminare.
Diciamo la verità. La torta da spartire è sempre quella, però
aumentano i commensali e nessuno, proprio nessuno, vuol diminuire la sua fetta.
Per dare una risposta seria dovremmo rivedere un modello di sviluppo basato sul
consumo indiscriminato e lo spreco e dare anche a questa gente qualcosa di più,
ma non ci pare che sia un’opinione granché condivisa.
Meglio un’emergenza continua, tanto il peso si scarica sempre sull’anello
più debole della società e della catena istituzionale. Guardate quello che sta
accadendo in molti comuni.
Si bypassa il ruolo delle istituzioni attraverso un modello che salta
a piè pari le prerogative delle comunità locali. Associazioni di volontariato,
cooperative, Enti affittano case, stanze d’albergo, residence dove collocano i
migranti. Controlli scarsissimi e assenza di sorveglianza, pochi raccordi con
il Sindaco che invece, come dice la legge “è autorità
locale di pubblica sicurezza”.
Roba da stato d’assedio.
Bene ha fatto qualche primo cittadino a sollevare il problema. Peccato
che poi alla fine, oltre alle parole, buone per conquistarsi qualche titolo sui
giornali, s’è fatto poco. Il tema non può essere “nel mio comune ci sono cento
migranti e in quello vicino solo due”.
Perchè da te ce ne sono cento e oltre confine due? Forse perchè nel
tuo territorio c’è chi è stato più abile (o furbo) a cogliere un’opportunità
economica utilizzando i migranti. Sempre business, solo business.
Intanto
però tra la gente cresce l’irrazionalità e la pura e c’è perfino chi guarda
con favore all’Ungheria dove hanno tirato su un muro lungo 175 km, alto quattro
metri che, detto tra noi, non servirà a niente, ma almeno fa scena.
Noi siamo contro tutti i muri ma non siamo nemmeno per le porte
girevoli. Alla fine chi ci guadagna in questo caos organizzato sono coloro che speculano sulla pelle di questi poveracci e quei
paesi che mirano ad una accoglienza selettiva: vanno bene medici, tecnici informatici, ingegneri mentre gli
altri vadano pure a fondo nei barconi. La solidarietà delle parole diventa ancora
una volta un modo per fare affari e questo non ci piace.
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