sabato 19 settembre 2015

IL SEGRETO DI SANT’ORSOLA

Castiglion Fiorentino possiede tesori incredibili, in particolare per quanto riguarda l’arte medioevale, alcuni più di altri colpiscono l’immaginazione di chi ha la fortuna di visitare la pinacoteca: il reliquiario della Croce Santa e il busto di Sant’Orsola.
Due splendide opere di oreficeria francese databili tra il 1200 e il 1300.
Mentre della prima si conosce la storia, un dono del re di Francia al beato Mansueto, della seconda si sa poco e niente. Non si sa come sia arrivata a Castiglioni, chi l’abbia portata e perché.


In un bel libro* che tratta del processo ai Templari, siamo nel 1308, sta scritto che l’elemosiniere del re di Francia “aveva visto tante volte (nel tempio dell’ordine) un bel reliquiario d’argento (…) alcuni dicevano che fosse il reliquiario dove stavano i resti di una delle Undicimila vergini compagne di sant’Orsola”.
Gli inquisitori ordinarono subito una verifica e si scoprì che nel tempio di Parigi c’era davvero un reliquiario che rappresentava il volto di una ragazza. Fu allora ordinato a un certo Guillaume Pidoye, custode dei beni del tempio, di portare al processo tutti gli oggetti a forma di testa trovati nell’edificio, egli “consegnò ai commissari un grosso, bel reliquiario d’argento, placcato in oro che rappresentava una ragazza (…) il custode affermò che non esistevano altri oggetti a forma di testa”. Finito il processo il reliquiario scomparve e non se ne seppe più nulla.
Fin qui la storia.

Torniamo ora al busto conservato in Pinacoteca. La prima cosa da dire è che di busti di quel tipo, legati al culto di Sant’Orsola ne esistono pochissimi e, tra i pochi, solo quello di Castiglion Fiorentino ha caratteristiche tanto particolari. E’ arrivato dalla Francia per canali misteriosi, è realizzato in lamina d’argento, anche se la calotta fu asportata dai soldati di Napoleone, mostra una grande ricchezza, segno di una committenza importante, presenta placcature d’oro e la vernice che oggi ricopre il volto è stata applicata in un periodo più tardo. Semplici somiglianze con quello descritto nei verbali del processo ai Templari? Forse. Però talvolta dalle ipotesi più strampalate vengono fuori inedite verità. Sarebbe un bel colpo scoprire che il busto venerato dei cavalieri è lo stesso conservato nella nostra Pinacoteca.  

*Frale Barbara, I Templari e la Sindone di Cristo, Il Mulino pg 77 e sgg. 

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