martedì 13 novembre 2018

CASTIGLION FIORENTINO: VIA MARTIRI DI NASSIRIYA NON E’ UNA STRADA QUALUNQUE


Qualche giorno fa ho comprato una maglietta, non che fosse particolarmente bella, anzi è normalissima ma mi piaceva la scritta: “no future without a past”, nessun futuro senza un passato. E’ un capo di abbigliamento che vorrei regalare a tutti quelli che continuano a pensare che il futuro sia come una “palla di cannone accesa” e che dietro la bocca del cannone non ci sia niente.
Non voglio riesumare Bernardo di Chartres il quale, da buon filosofo, sosteneva “che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'acume della vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.” Ma non voglio nemmeno dare ragione a coloro che, per giustificare la propria pochezza, ignoranza e rozzezza di pensiero sostengono che il passato sia da buttare nella tazza del water e sia sufficiente tirare la catena per vivere senza pensieri.



Perché queste riflessioni? Perché credo che una comunità non debba mai perdere la memoria. Senza memoria non esiste identità.  Per questo sono rimasto male nel costatare che  giornali ed emittenti locali, di solito generosi d’informazioni sui fatti del nostro paese ieri, 12 novembre, non abbiano riportato l’annuncio del ricordo di un altro dodici novembre, quello del 2003, quando un kamikaze si lanciò contro la “Base Maestrale” dell’esercito italiano a Nassiriya.
Ci furono 28 morti, di cui 19 italiani (e fra questi dodici carabinieri). La cronaca finisce qui e da questo momento comincia la memoria.  Si può discutere sull'opportunità dell’intervento militare in Iraq ma non si può negare il ricordo ai caduti.
A Castiglion Fiorentino, qualche anno addietro, fu intitolata una strada a quel triste evento: Via Martiri di Nassiriya. Da castiglionese mi sarei aspetto che giungesse la notizia che qualcuno, a 15 anni di distanza, avesse deposto un mazzo di fiori per rievocare le vittime. Dico questo senza polemica, senza voler gettare la croce addosso a nessuno, so bene che l’esercizio della memoria è faticoso e in un’epoca in cui tutto sembra correre alla velocità della luce anche quello che è successo ieri appartiene al passato remoto. Non è però un bene, perché cancellando il ricordo si cancella una parte di noi stessi e quando questo accade all'interno di una comunità, il gioco effimero del quotidiano prende spesso il sopravvento sulle cose serie.
Paolo Brandi


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