Se tutto si consuma in fretta, in fugaci immagini, in corbellerie spacciate
per cose serie, se tutto diventa chiacchera senza memoria, la colpa non è di
chi, per calcolo o incapacità, fa il buffone o lancia segnali che ricordano
quelli del “caudillo Peron”.
No, signori cari, la colpa non è loro. Quelli fanno il loro mestiere, si
difendono con le armi che hanno. La colpa, se vogliamo dirla tutta, è di chi, dalle grandi città alle nostre piccole
comunità, non sente un moto di rigetto, la colpa è di chi, pur avendo argomenti,
sta zitto, la colpa è di chi, e qui ci metto il carico da undici, pur facendo
per mestiere informazione, mette sul trono “re carnevale” facendolo passare come il
Re Sole.
Il mio non vuol essere un ragionamento di parte, di esempi del
deterioramento della intelligenza ne troviamo a bizzeffe a destra quanto a sinistra.
Quello che mi preoccupa è il silenzio, che non è il silenzio degli innocenti ma
dei colpevoli. Il silenzio in questo caso non è d’oro, il silenzio è pavidità, illusione
che le cose cambino da sole. Che errore! Le cose mutano non perché a noi ripugnano,
le cose cambiano, o meglio possono cambiare, solo con l’impegno, la dedizione,
il lavoro. Possono cambiare se c’è passione nel fare le cose e non mero calcolo.
Oggi mi sento pessimista, però, come diceva Scarlett O'Hara in “Via col vento”,
-Dopotutto, domani è un altro giorno.-
Paolo Brandi
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