Le dichiarazioni di
Leonardo Bonucci, al termine della partita con l’Inter, ci danno lo spunto per
una breve riflessione. Il risultato finale della partita (compresi i tempi
supplementari) è stato di tre a zero per l’Internazionale. Un risultato
bugiardo? Forse, se la Juventus avesse segnato un goal non avrebbe rubato
nulla, così come il rigore è apparso piuttosto generoso, allo stesso modo la squadra
di Milano ha avuto l’occasione di chiudere sul quattro a zero. Ma il problema
non è calcistico.
Le parole del
difensore bianconero ci hanno colpito perché non ha speso una parola sul merito
degli avversari. Per lui la sconfitta (al netto dei rigori) era il frutto solo di
errori propri, scarsa concentrazione e un pizzico di sfortuna. Non una parola
sul fatto che l’Inter avesse giocato una buona partita.
Quelle parole, che
non sono certamente sentenze socratiche, ci danno però lo spunto per una considerazione
amara: sempre meno, in ogni campo si riconosce il valore dell’avversario.
Il rispetto per il competitore
annega in un mare d’insulti, basse insinuazioni,
volgarità e se capita di perdere, cosa sempre possibile, ecco che scatta un
altro meccanismo, il richiamo al fato avverso, ai complotti, al limite alla propria
impreparazione.
Mai e poi mai si riconosce
che qualcuno può essere stato migliore di noi.
L’ingiuria e la
diffamazione sono diventate armi letali in mano a una moltitudine che internet
tende ad ampliare e amplificare.
Vediamo quello che sta
succedendo negli Stati Uniti: se lo scontro finale per la presidenza fosse fra
Trump e la Clinton, quest’ultima sarebbe preoccupata non per il confronto sulle
idee ma per il contrario. Il candidato Repubblicano
non giocherebbe, infatti, sul piano dei contenuti ma su quello dell’attacco personale,
una cosa complicata da controbattere perché anche di fronte a falsità palesi, le
scorie rimarrebbero comunque nella testa della gente.
Le regole del gioco
politico rischiano di cambiare in peggio un po’ ovunque.
Per esempio in
Italia, alla TV, nei giornali e nei social difficilmente si sente un
ragionamento compiuto, composto da un prologo, una analisi e una sintesi. Si va
subito alle conclusioni, e le conclusioni, troppo spesso, prendono la piega dell’offesa.
Anche nel nostro
piccolo non ci facciamo mancare niente. Proprio oggi pubblichiamo un comunicato
del PD che stigmatizza l’atteggiamento del gruppo di maggioranza il quale
userebbe il Consiglio Comunale come una platea per tentare di “sputtanare”,
scusate il termine, gli avversari politici, non sul piano politico, cosa comprensibile,
ma su quello personale.
Noi crediamo che
non ci sia da meravigliarsi più di tanto. Da tempo la denigrazione è diventata prassi
politica nel nostro comune.
E’ un brutto affare
perché sempre più forte è la tentazione di mettere in pratica quello che Sandro Pertini ripeteva
spesso “a brigante, brigante e
mezzo”, di essere cioè meno educati e più incivili. Una discesa in
basso dove parecchi rischiano di uscire con le ossa rotte.
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