Sala ha vinto le
primarie di Milano, “VIVA SALA” e avanti tutta, o almeno così dovrebbe essere
in un mondo normale, dove si rispettano le regole e i numeri hanno ancora un
peso. Anche se questi numeri sono stati inferiori alle previsioni.
Sala non ha
stravinto e la sinistra, se non si fosse presentata divisa (come avevamo detto
in tempi non sospetti), avrebbe rischiato di portare a casa l'intera posta. Ma
oggi non ci sono discussioni il candidato c’è e va sostenuto. Anche perché
l’ottimo risultato (complessivo) di Balzani e Majorino non solo giustifica, ma
rende indispensabile un ruolo della sinistra.
Per esempio siamo convinti
che una lista “arancione”, per utilizzare il colore prediletto da Pisapia, a
sostegno di Sala otterrebbe una buona riuscita e potrebbe “condizionare” da
sinistra le politiche Meneghine.
Alternative non esistono.
Fanno sorridere i proclami dell’onorevole Pippo Civati per un candidato alternativo
a Sala. Per fare cosa? Per spianare la strada alla destra (che a Milano non è poi
così deboluccia) costringendo il buon Sala a un ballottaggio dove il ruolo dei
Cinque Stelle diventerebbe determinante?
Purtroppo la
politica ha smarrito l’ABC del comportamento, si preferisce (compreso il centrodestra, vedi la situazione
di Roma) darsi botte “nei coglioni” piuttosto che rinunciare a qualcosa.
Il problema è che
quando le questioni personali sopravanzano la ragione è inutile discutere, in
questi casi anche i pavoni più belli si trasformano in corvi.
L’On. Pippo ha un
conto in sospeso con Renzi e intende fargliela pagare fino in fondo. Eppure
erano partiti in coppia per la prima Leopolda, poi il milanese s’è accorto che
con il fiorentino gli spazi erano pochi e lui ha messo su ditta per conto suo.
Con scarsi risultati
visto che nella sua solitaria avventura l’hanno seguito in pochi. I civatiani nel
PD non erano un miliardo ma non erano scemi. Stando alla sinistra del padre potevano
conquistare sedie e strapuntini, fuori dal PD dovevano dormire all'agghiaccio,
per cui meglio rimanere al calduccio, senza seguire il capo nelle sue
peregrinazioni.
Le questioni
“personali” rischiano di inquinare la politica più dell’atrazina i pozzi,
purtroppo ne abbiamo qualche esempio anche dalle nostre parti.
Quando si
leggono le cronache dei comuni che prossimamente andranno al voto c’è da
rimanere basiti.
Dietro paroloni
come “democrazia”, “verticismo” “coinvolgimento” si nascondono ben altre
intenzioni. Oggi per far fuori un sindaco al primo mandato che, secondo le regole del
PD, se non ha fatto grosse cazzate non passa dalle primarie, ci s’inventa il
ruolo della società civile e la salvifica parola “partecipazione”. Formuletta
magica, buona per tutte le stagioni e tutti i climi. Se la politica non recupera
un po’ di decenza alla fine avranno ragione i demagoghi di tutte le razze, e
nessuno abbia il poi coraggio di lamentarsi: “mal voluto non è mai troppo”.
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