Abbiamo pubblicato recentemente
un comunicato riguardante la vendita dei beni del Serristori. Un argomento di
grande interesse, legato non solo alla smobilitazione di una parte consistente
del patrimonio dell’Ente ma anche al consolidarsi, nella nostra zona, di un soggetto
imprenditoriale forte come ABOCA.
Non sappiamo come questa mossa possa
cambiare gli equilibri dell’agricoltura in Valdichiana, noi confidiamo che lo
faccia in meglio, senza conflitti, restituendo a questo settore un ruolo
primario come capacità produttiva e presidio del territorio.
Certo è che il cambiamento non
sarà solo economico. Un primo segnale, per quanto piccolo, è dato dalla
presentazione del libro "Design e paesaggio rurale nella
Valdichiana lorenese: la fattoria granducale di Montecchio" di Sandra
Marraghini, Architetto e Presidente di Italia Nostra di Arezzo.
Un
incontro al quale sarà presente anche il patron di Aboca Valentino Mercati.
Si
conferma quello che noi avevamo già scritto in un precedente articolo e cioè l’affermarsi
di un circuito tra cultura, movimenti ambientalisti e impresa che, almeno dalle
nostre parti, non si era mai visto.
Un
anello chiuso, una sorta di circolo magico, dove l’ambiente sostiene l’impresa
e l’impresa modella il territorio sulle sue esigenze di crescita: “per certe imprese l’immagine è importantissima, non si vendono solo prodotti, si
vendono idee, uno stile di vita, al limite una filosofia”.
Un
fenomeno interessante che, attira l’attenzione di politici e istituzioni
chiamati a confrontarsi con una realtà del tutto nuova che alcuni definiscono
di “lobby virtuosa”, dove i valori etici si confondono con quelli economici.
Sarà davvero interessante capire come tutto questo troverà traduzione nella
nostra Valdichiana.
Ma oltre alle filosofie ci sono anche altre cose.
Il contenuto del comunicato che abbiamo pubblicato induce, infatti, a una seria
riflessione sul modo in cui una vicenda delicata, come la vendita dei beni del
Serristori, sia stata gestita.
Al
di là del soggetto risultato vincitore, un soggetto imprenditoriale sicuramente
capace, rimane il dubbio del perché si sia voluto procedere all’incanto e
soprattutto il motivo per cui si sia stata messa in piedi una procedura che,
come mostrano le cifre in ballo, non ha valorizzato i lotti messi in vendita.
Su
quest’aspetto confidiamo che venga fatta chiarezza. Troppo spesso, infatti,
anche in un recente passato, si è evocata la trasparenza come bussola nei
comportamenti amministrativi e poi, alla prova dei fatti, questa trasparenza
scompare, inghiottita da troppi punti interrogativi.
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