martedì 29 dicembre 2015

BANCHE ED ECONOMIA LOCALE

Ci voleva un imprenditore (innovativo) come Renzo Rosso, fondatore di Diesel, per dire cose semplici ma che nessuno, proprio nessuno ha la forza (o la voglia) di dire.
La prima, banalissima, è che le banche sono fondamentali per qualunque business: senza soldi non si parte, non si sviluppano idee, non si compra la materia prima.

La seconda è che un sistema economico in fase di ri-partenza (ancora non siamo fuori dalla crisi nonostante l’ottimismo di facciata) è necessario da parte delle banche un surplus di attenzione per il mondo produttivo. 

E invece la gran parte degli istituti di credito se ne frega delle Piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale della nostra economia.
Terzo, le banche locali (non tutte) sono zavorrate di clientelismo.
Dalle nostre parti ne abbiamo una prova dalle radiografie che i giornali hanno fatto della situazione di Banca Etruria. Vengono fuori errori strategici, che non sono iniziati oggi (dice bene Renzi, scaviamo negli ultimi 20 anni di vita della banca), vengono fuori operazioni discutibili legate alle sofferenze, ai crediti privilegiati, ad acquisti di immobili, a fusioni con altri istituti a prezzi fuori mercato. Una miscela esplosiva di dilettantismo e favoritismi che ha fatto fare alla banca la fine del Titanic. La cosa singolare che nessuno abbia visto, come sul Titanic, avvicinarsi l’iceberg.
Di fronte a questo marasma, non c’è altra parola per definirlo, cosa si dovrebbe fare?
Intanto ridare certezze: chi affida i propri risparmi a una banca deve essere tutelato, secondo specializzare il sistema del credito locale nel sostegno al territorio. Supporto alle piccole imprese, microcredito alle famiglie, interventi per rendere più competitivo il territorio e renderlo appetibile per gli investimenti.  
Chi ha davvero a cuore il futuro della nostra terra deve lavorare sulle idee, selezionarle, finanziarle anche in presenza di poche garanzie. La garanzia, come avviene in tutti i sistemi dinamici, devono offrirla i buoni progetti non i soldi della pensione del nonno o la casa di papà. Solo così si può stimolare una vera imprenditoria giovane e innovativa. 

Per questo va osservato con attenzione il rafforzamento del credito cooperativo nella nostra Valdichiana. Se quest’operazione servirà al rilancio dell’economia, sarà la benvenuta. Su questo punto ci piacerebbe conoscere l’opinione degli enti locali. Va benissimo firmare, com'è stato fatto, accordi su biglietti unici per i musei o sollecitare un’unione dei servizi per la polizia locale. Tutto Ok, ma sarebbe altrettanto e forse più interessante, un accordo di programma su come rilanciare l’economia del territorio. Offrendo, a chi ha voglia di fare impresa, un pacchetto completo fatto di semplificazione amministrativa, abbattimento della tassazione locale, incentivi e garanzie con il credito. Questa sarebbe una bella innovazione. 

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