Secondo regola la somma di zero più zero fa zero. In politica questo
non funziona, in molti casi zero più zero produce un disastro. L’esempio di
Roma è eclatante. Da una parte Marino dall'altra Orfini, entrambi palesemente inadatti
a governare una situazione che definire cataclismatica è un eufemismo. Eppure la commedia continua. Marino che si trasforma in Cola di Rienzo,
Orfini che fa la parte del Sant’Uffizio. Ormai anche il gatto ha capito che
dietro le ragioni della “crisi” del povero Ignazio ci sono motivi che vanno bel
al di là degli scontrini di un ristorante. C’è chi evoca foschi scenari alla
Don Brown, con presunti intrecci tra Curia romana e i potentati (più o meno
leciti) che fino ad oggi hanno tenuto i fili della politica capitolina.
Secondo
questi interpreti il sindaco sarebbe vittima dei poteri messi in crisi dalla
sua azione amministrativa. Potrebbe essere vero se a Roma ci fosse una politica
amministrativa e se le indagini della magistratura che hanno fatto saltare il
tappo fossero state sollecitate dal Campidoglio.
Da quello che racconta la stampa (di ogni tendenza) Roma è ormai da
tempo priva di un governo municipale. Noi siamo gente semplice che non s’intende
di cospirazioni e guarda solo la realtà per quella che è. Forse la cosa è più
semplice di quanto si pensi. Marino, nonostante oggi si atteggi a novello
tribuno della plebe, è palesemente inadeguato a fare il Sindaco di una
metropoli complicata e difficile come Roma. Sarà per caso che ha cambiato sette
o otto volte i membri della sua giunta? Sarà un caso che il governo ha nominato
un commissario straordinario per il Giubileo?
Se un allenatore di calcio, fatti i dovuti paragoni, cambiasse sempre
formazione e ogni volta tornasse a casa con quattro pere sul gobbo, alla fine verrebbe esonerato. Questo è il problema. Il
ruolo del Sindaco è un ruolo faticoso e richiede dedizione. Quella dedizione
per esempio è mancata quando nel mezzo di una bufera giudiziaria e mediatica
(spesso le due cose fanno tutt'uno) Marino se n’è andato oltre oceano.
Come andrà a finire. Secondo noi non è detto che Marino venga sfiduciato,
nonostante le sollecitazioni del grande inquisitore, dai consiglieri comunali
del Pd: Primum vivere, deinde philosophari. In questi giorni Marino fa mercato.
Perché citiamo la vicenda Romana? Perché Roma è l’esempio delle cose che
non vanno. Non solo perchè ci sono i cassonetti dell’immondizia pieni e i
trasporti pubblici vanno in tilt. La questione che Roma evidenzia, e che
nessuno vuol affrontare, è che la caduta verticale dei partiti produce dei
mostri (in senso buono e cattivo).
Il tema all'ordine del giorno è la selezione di una classe dirigente, che
non può nascere dagli innamoramenti del Web o dalle dichiarazioni a effetto. I partiti
evaporano e le scorie restano. Scorie in cui sguazzano decine di miracolati capaci
solo di provocare disastri. Quanti di noi affiderebbero la propria auto a un
bambino di cinque anni? Nessuno. E allora perché dobbiamo dare la guida di una grande
città, di un ministero, di una regione a persone che con la politica hanno lo
stesso rapporto di un bambino con il cambio di una macchina? E’ un discorso impopolare,
lo sappiamo, puzza, direbbe qualcuno, di vecchia politica. . Ma le cose stanno
così. Se non si affronta questo punto, tutto il resto è fuffa.
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