Ci sono notizie
alle quali non si da peso, salvo poi accorgersi degli effetti che producono
quando deflagrano come una bomba. Una di queste è venuta fuori, qualche tempo
fa e porta il nome di “PROGETTO PILOTA PER IMPLEMENTARE UN MODELLO DI
AGRICOLTURA EVOLUTA PER LA TOSCANA”.
Detto così vuol
dire tutto e niente. Approfondendo scopriamo che si tratta di un progetto “teso
a orientare l’agricoltura verso modelli maggiormente sostenibili dal punto di
vista ambientale”. Soltanto un pazzo non sarebbe d’accordo, ma ancora non è chiaro
dove si voglia andare a parare.
Alla fine si
capisce che l’idea è di avviare un progetto pilota in Valdichiana che prevede
la creazione di una sorta di “distretto biologico”. Tutto bene? Fino a un certo
punto.
Intanto vorremmo
capire perché il soggetto promotore sia l’ASL 8. Per caso la situazione dalle
nostre parti è così grave dal punto di vista ambientale da richiedere all'Azienda Sanitaria un intervento diretto mirato alla prevenzione? Secondo perché tra i
promotori non ci sono le associazioni agricole? E ancora i comuni sono consapevoli
di cosa significherebbe questo tipo di progetto per le aziende agricole?
In Valdichiana
si produce di tutto: frutta, vivaismo, ortaggi, uva, olio, cerali, zootecnia,
una gamma completa di prodotti. La stragrande maggioranza delle aziende è di
tipo tradizionale e utilizza prodotti sanitari e fitofarmaci nel pieno rispetto
delle norme regionali, che sono ancor più restrittive di quelle europee. Non si
può dunque dire che l’agricoltura della Valdichiana non sia in sintonia col
territorio.
Un eventuale distretto
biologico significherebbe stringere ancor più i cordoni: per esempio il divieto
di utilizzare buona parte dei fitofarmaci. Questo porterebbe a una caduta
verticale dei redditi delle imprese. Qui non siamo nel giardino dell’Eden, dove
bastava allungare una mano per cogliere i frutti della terra. Il tema di un
eventuale “distretto biologico” deve fare i conti con la realtà. Se un’impresa non
guadagna quell'impresa è destinata a chiudere.
Si vuole andare
nella direzione del distretto? Benissimo allora si deve costruire un progetto
che sia in grado di dare sicurezza agli agricoltori: come compensare le
perdite? Quale rete commerciale? Quali incentivi?
in caso contrario può nascere il sospetto, solo il sospetto, che gli obiettivi
siano altri.
In ultimo, i Sindaci,
o chi per loro, sanno che in questo quadro saranno costretti a vietare con
ordinanze fitofarmaci ed erbicidi e soprattutto sono consapevoli della
difficoltà di far convivere agricoltura biologica, industria e artigianato? Sono temi pesanti sui quali merita aprire una
riflessione altrimenti il biologico rischia di diventare illogico.
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